ERIC CLAPTON: LIFE IN 12 BARS
Regia: Lili Fini Zanuck. Anno: 2018

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«Fin da bambino sapevo di essere diverso, ma non sapevo perché». La vita di Eric Clapton raccontata nel documentario Life in 12 Bars (al cinema per tre giorni dal 26 al 28 febbraio) comincia con questa dichiarazione di appartenenza ad un universo fatto di talento, oscurità e blues, la musica che rappresenta la sublimazione del dolore. 135 minuti di immersione profonda nel mistero di un uomo inquieto e introverso salvato da un dono che gli ha permesso di capire a fondo quello che nessun musicista bianco si pensava potesse comprendere. In una scena del film il leggendario Muddy Waters lo dice chiaramente: «I bianchi possono imparare a suonare la chitarra, ma non riusciranno mai a cantare il blues. Non hanno abbastanza anima perché non hanno sofferto abbastanza».

Invece Eric Patrick Clapton, nato a Ripley, un paese di campagna nel sud dell’Inghilterra il 30 marzo del 1945, quella musica non solo l’ha capita ma ha anche contribuito a restituirla al mondo e a lanciarla al successo senza mai prendersene il merito ed inseguendola con la dedizione di un purista assoluto.

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LE RECENSIONI di ERIC CLAPTON ITALIA:


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I COMMENTI dei nostri iscritti:

Gabriele Petrolio
L’attesa per l’uscita nelle sale italiane del documentario, presentato al Toronto International Film Festival a settembre 2017, sulla vita ed il percorso artistico di uno dei più influenti musicisti blues di tutti i tempi, carica di aspettative tutti i fan e gli appassionati di un genere considerato per molto tempo retaggio esclusivo delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli Stati Uniti d’America.
La prova che deve affrontare la regista e produttrice Lili Fini Zanuck è estremamente complessa: da un lato, infatti, deve condensare in 135’ i tratti essenziali della vita e del ricco percorso artistico di Eric Clapton ed al tempo stesso utilizzare chiavi di lettura nuove e coinvolgenti rispetto ad una biografia già nota a moltissimi fan.
Obiettivo pienamente raggiunto già nei primissimi secondi di proiezione, quando Clapton dimostra la sua grandezza rendendo un meritato, ma non scontato, tributo ad uno dei musicisti più grande di tutti i tempi, che ha sicuramente influenzato la sua formazione artistica.
Life in 12 Bars, una vita in 12 battute, è un titolo che assume significato nel corso della proiezione; il blues e le canzoni più rappresentative di questo genere sono costruiti su una struttura ripetitiva di 12 battute. La stessa vita di Clapton viene raccontata come scandita, permeata e, a tratti, imprigionata dal suo talento e dalla musica Blues che in molte occasioni sembrano privarlo del libero arbitrio; la sua missione è infatti quella di educare all’ascolto della “musica nera” superando i pregiudizi razziali, obiettivo ambizioso che spesso non lascia spazio a distrazioni.
Per Eric Clapton, apparentemente estroverso e accentratore sul palco, la musica diventa l’unico canale di comunicazione possibile per raccontare la sofferenza derivante da una storia familiare e sentimentale carica di discontinuità e sofferenze, che lo porterà più volte vicino ad una drammatica fine a causa dell’abuso di droghe e alcool.
Questa affascinante storia è raccontata da due prospettive: da una parte la narrazione principale è affidata alla voce di Clapton, che racconta il proprio percorso personale ed artistico e la percezione che ha avuto nelle diverse fasi della sua vita del mondo che lo circondava, mentre dall’altra il racconto viene arricchito dalle testimonianze dei familiari, amici, musicisti e, ovviamente, donne, che lo hanno accompagnato fino ad oggi, musicista con oltre 50 anni di attività musicale ed appagato padre di famiglia.
Per tutti i fan il documentario è un’occasione unica per entrare in contatto con foto e filmati originali delle varie epoche, in alcuni casi inediti, ed alcune bellissime tracce di voce e chitarra isolate.
Finale estremamente emozionante che chiude il cerchio rispetto all’incipit del film…assolutamente consigliato!”

Disraeli Gears

Film di una potenza emotiva incredibile.
Si percepisce il travaglio che purtroppo ha abbracciato Eric sin da piccolo e che lo ha accompagnato per molto tempo sino alla rinascita ed al raggiungimento di un equilibrio.
Crude, taglienti, forti e toccanti le immagini di Eric inebetito sotto l'effetto di alcol e stupefacenti addirittura inquadrato mentre sniffava col naso sporco di "bianco" ma fantastico il contrasto con i momenti in cui Eric felice gioca con le sue bellissime bimbe e che cancellano prepotentemente quel passato di sofferenza.
Commoventi le parole di B.B.King.
Film che spiega attraverso gli eventi che lo hanno messo a dura prova il legame profondo tra Eric ed il blues.
Un uomo che per certi aspetti si potrebbe definire debole ma che invece ha combattutto le troppe avversità della vita sconfiggendole.

Stefania De Stefanis
A me è piaciuto moltissimo. È vero, per certi aspetti l'ho trovato incompleto, specie nel racconto dell'amicizia con George Harrison, che dal film sembrerebbe finita nel momento della confessione dei sentimenti di Eric Clapton, mentre sappiamo bene com'è andata.
Ma penso anche che ci sarebbero volute 25 ore di film per raccontare tutto.
Il racconto di Conor accompagnato dalle immagini mi ha commosso e il lieto fine è stato un sollievo dopo tanta sofferenza.
Incredibile anche il racconto dei mesi in cui si è chiuso in casa con la sua dipendenza, se non conoscessi la sua storia avrei creduto che non ce l'avrebbe mai fatta. Mi ha stupito quindi la sua forza. Ciò che mi piace di Eric Clapton è che ha saputo guardarsi dentro davvero e solo così è riuscito ad uscirne.
Il film era chiaramente incentrato sulla dipendenza da alcool e droghe ma soprattutto sul fatto che si può e si deve venirne fuori.
Meraviglioso, aspetto il DVD.

Despina Luigini
Il film non ha deluso le mie aspettative. Tutti conosciamo i successi musicali di Eric e per quanto mi riguarda ha dato il meglio dopo la tragica morte del figlio.
Ho visto quella parte di Eric con una realta' cruda e vera.

Luca Gozzelino
Visto martedì al cinema e rivisto mercoledì su YouTube. Molto bello nel descrivere l'aspetto umano e personale di Eric ma incompleto, d'altronde mi rendo conto che sarebbe stato impossibile condensare tutto in poco più di due ore. Avrei apprezzato un approfondimento maggiore di quell'evento rivoluzionario che fu l'incisione dell'album "Beano" ma anche di come E.C. sdogano' il reggae, mostrando al mondo il talento di Bob Marley. Inesistente poi la testimonianza del rapporto con Freddie King, l'artista nero che più d'ogni altro influenzo' lo stile di Eric.

Pierpaolo Cazzato
Appena uscito dalla sala: bello secco e diretto come Eric Clapton sa essere, importanti confessioni private e molto dell'uomo Eric Clapton .... da padre quale sono sentir dire che la cosa più importante è tuo figlio va sopra ogni altra cosa!

Luigi Tizzano
Visto ieri. Bellissimi i clip privati. Bello vedere Hurtwood non solo in foto. Non ricordavo le fantastiche parole di BB King al Crossroad di qualche anno fa.

Massimo Mazzei
lo ho visto ieri sera,naturalmente molto emozionante e particolarmente toccante.Emerge la sua forte personalita'per quanto riguarda l'aspetto privato e la grande passione per il suo Blus.Spero esca presto il DvD
magari arricchito con inediti.

Mario Pellizzon
Visto lunedì, ho portato anche mio figlio vent'enne ed entrambi siamo rimasti molto impressionati. Amo il musicista e mi aspettavo molta più musica, alla fine il mio desiderio sarebbe di poter stringere la mano all'uomo.

Livio Rizzolo
Bello l'ho visto ieri sera verso la fine mi ha stappato qualche lacrimuccia x gli amanti del blues e di Eric andatelo a vedere

Alessandro Roccella
Dopo aver visto il film ho difficoltà a vedere le immagini di Eric degli anni '70. Chiaramente sapevo dei problemi di alcol ma pensare che gli album che adoro di quel periodo lo vedevano ubriaco fradicio mi spiazza. Ormai l'immagine che ho di lui è diversa, vederlo sul palco che offende il pubblico o manda a cagare Jamie Oldaker fa uno steano effetto. È un miracolato ed un uomo fortissimo, in pochi ne sarebbero usciti. Straziante il periodo di Conor e la letterina arrivata dopo la sua morte, da padre mi si è spezzato il cuore. Per me un ottimo film.

Giovanna Zanolla
A me ha impressionato quando nell'intervista ha detto di non amare la vita ... paradossale per uno che ha avuto successo e fama internazionale. Il sentirsi rifiutato dalla madre ha lasciato grossi segni nel suo animo e credo che Patty, come pure Alice (la tipa che ha vissuto con lui in clausura morta di eroina 20 anni fa), ne abbiano subito le conseguenze. E mi è piaciuta la dichiarazione di amore di BB King, parole espresse con sincerità dal profondo del cuore.

Stefano Lombardi-Pessina Visto. Immagini fantastiche , con interventi storici di Muddy Waters, BB King. Audio molto buono. Il film rispecchia quanto già sapevamo dalla sua autobiografia. Sono rimasto un po' perplesso a riguardo i 70s, giudicati tanto solo alterati dagli eccessi. Eppure dal 74 ha sfornato un album all'anno...😊 da vedere!!

Giovanni Agrusti
Probabilmente, la linea conduttrice del film sembra essere il tormento interiore, da quando nasce questo stato, l’infanzia e il rapporto con la mamma, a quando termina, con l’ultima moglie e le bimbe. Tutto ciò che ne è seguito, e sono molti anni, però è completamente irrilevante, nella prospettiva del film. Nel mezzo, una musica eccezionale, ma anche un Eric parecchio controverso, quello degli anni 70, di cui oramai non c’è molta e sincera traccia. Il film è girato molto bene, mitica la parte relativa agli anni 60... la parte su conor è dolcissima

Marta Patanè
Serata unica ed emozionante, sopratutto perché sono andata a vederlo insieme a mio zio, che in questo post, voglio ringraziare per aver seminato e coltivato, sin da piccola in me, la musica più bella di Sempre...il Blues! Essì, devo proprio dire che ha messo le radici :)
Il blues ha inizio tra i canti delle comunità di schiavi afroamericani e nelle piantagioni degli stati meridionali dell’America. A partire da queste umili origini, il blues crebbe fino a diventare la forma di musica popolare più registrata al mondo.
Blues deriva dall'espressione "to have the blue devils" (avere i diavoli blu) col significato di "essere triste, agitato, depresso".
Il blues in 12 misure è la tipica struttura metrica della musica blues.
Scrivo questo, perché leggendo tra i vari commenti a post su questo docufilm, ho letto anche tante lamentele sul fatto che alcuni eventi e legami con altri artisti non siano stati nemmeno menzionati (che poi nello scroll di foto sul finale mi pare si vedano proprio tutti).
In soli 135 minuti Clapton ha voluto raccontarci le sue sofferenze e il modo in cui, grazie al blues, vivendolo, è riuscito a superarle fino a trovare quella serenità, quella pace interiore che ha sempre cercato di raggiungere dal momento in cui è nato e non voluto. E la sua necessità di essere solamente ascoltato per la musica. Quest’ultima a mio parere lo pone nell'umiltà più umana anche con quel suo essere “sborone” e se lo può permettere.
Un docufilm davvero ben fatto, duro da vedere a tratti e di una potenza emotiva incredibile...per tutta la prima parte ho avuto la pelle d’oca e nella seconda parte qualche lacrimuccia timida e silenziosa è riuscita a scendere (tipo nella scena finale col discorso dell’immenso B.B.King).

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